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sabato 9 febbraio 2013

Le elezioni cambieranno qualcosa del panorama immobiliare?

Ci stiamo avvicinando a grandi passi verso le prossime elezioni politiche nazionali.
Non crediamo proprio che ci sia qualche italiano che non se ne sia accorto.
Non per fare dell'anti-politica (non ci piace particolarmente questo concetto, peraltro di difficile comprensione perchè se fai anti-politica, stai allo stesso tempo facendo politica) ma è curioso vedere tutto questo fermento e questo movimento solo in prossimità delle elezioni.

La realtà è che tale movimento ci dovrebbe essere sempre. 
O meglio, sarebbe meglio se il fermento dei leader dei partiti e delle coalizioni ci fosse "durante" il periodo in cui dovrebbero svolgere il loro lavoro al meglio.
Perchè gli eletti non svolgono il lavoro di candidati ma vengono candidati per svolgere la professione di amministrare un paese.
Ma già qualcuno, tempo fa, disse che in Italia siamo sempre in campagna elettorale e la maggior parte, per non dire tutti, dei nostri politici da il proprio massimo proprio in campagna elettorale.
Dove a vincere sono le parole e non i fatti, le statistiche presunte e non le statistiche reali, le promesse e non gli adempimenti, gli attacchi agli avversari e non la cura del proprio lavoro.

Detto questo, rimane il fatto che la tornata elettorale sia una sorta di boa a cui far fare un giro e un'inversione di rotta a questa nave chiamata Italia. Nel bene o nel male, questo fine mese rappresenta comunque un momento molto importante di passaggio tra l'ieri e l'oggi.
Dal nostro punto di osservazione e in stretto riferimento alle conseguenze di queste elezioni sul mercato immobiliare, sicuramente molto dipenderà da chi vince.
Ovvero, come sembra attualmente prevedibile, se dovesse prevalere la coalizione di centrosinistra guidata da Bersani e Vendola sicuramente ci sarà una minore spinta verso il sostegno del settore immobiliare. Viceversa se a vincere sarà il centrodestra dell'inossidabile e incontrovertibile cavaliere Silvio Berlusconi.
Quest'ultimo si sta fornennatamente giocando le sue carte per richiamare l'attenzione proprio di quella fascia di italiani che guarda con grande attenzione il mercato del mattone.
Che gli italiani siano dei grandi fidanzati delle proprietà immobiliari non è cosa nuova che scopriamo oggi.
Alcuni provvedimenti di questi ultimi tempi, introduzione dell'IMU sulle proprietà immobiliari, di sicuro non hanno giovato sugli andamenti del mercato.
Ma già in tempi non sospetti, questo blog ha cercato di mostrare e documentare quanto la diminuzione delle compravendite e il calo dei prezzi fosse, in qualche modo, prevedibile e non necessariamente causato dai motivi su esposti.
La nostra tesi è che i mercati abbiamo delle dinamiche interne che sono fisse e che precedono questi fatti contingenti.
La prima di queste dinamiche è la più vecchia legge di ogni mercato:
Se un mercato continua ad andare su, prima o poi andrà giù. Se un mercato continua ad andare giù, prima o poi andrù su.
Tale legge ci fa capire che alla fine di un lungo periodo di espansione delle compravendite e dei prezzi, prima o poi il mercato immobiliare avrebbe trovato un momento di pausa e di calo. Di sicuro l'arrivo del credit crunch ovvero della contrazione del credito e dell'erogazione dei mutui ha contribuito e non poco, a fermare il meccanismo delle compravendite di case. Anche laddove non si comprava o si compra necessariamente con l'intervento dei mutui.
Ma se non ci fosse stato il credit crunch sarebbe successo qualcos'altro. Di questo bisogna esserne certi.
Poi potremmo stare qui a discutere su quando grande o quanto piccolo sarebbe stato questo periodo di contrazione degli affari immobiliari senza il contemporaneo intervento della chiusura dei mutui, della eccessiva offerta immobiliare insieme a questa situazione generalizzata di finanza pubblica e di politica fiscale e monetaria repressiva.

Sta di fatto che, elezioni o non elezioni, centro-destra o centro-sinistra, euro o non euro, è nostra previsione (proprio in virtù di quelle dinamiche generali di cui parlavano prima) che il mercato immobiliare si riprenderà sia in termini di numero di compravendite che in termini di aumento del prezzo al mq. Questo in generale, con i dovuti distinguo tra zona e zona e micro-zona e micro-zona.

Quello che ci aspettiamo sono tempi diversi a seconda delle diverse politiche economiche che il prossimo governo eletto dagli italiani metterà in atto o non metterà in atto.
Da molto tempo l'immobiliare è sempre stato un volano di sviluppo di tutta l'economia.
Per quanto lavoriamo in questo settore, questo punto di vista ci sembra eccessivo e non particolarmente adatto allo sviluppo di una società post-industriale come la nostra.
Per essere più chiari e parlare in termini più semplici, non pensiamo che bisogna costruire ancora e sempre per forza..... Non è colando di cemento e nuove case le città e le coste che si assicura lo sviluppo di una nazione. Non sicuramente della attuale Italia.
Magari si può lavorare nell'edilizia e sull'immobiliare per migliorare ciò che già c'è. Gli operatori edili, le imprese, i lavoratori, le industri e i fornitori avrebbero un grande giovamento nel lavorare tutti insieme nel migliorare ciò che già c'è. Ristrutturazioni, migliorie generali, implementazione di accorgimenti in favore della qualità ambientale e via discorrendo.

Detto fra noi, visto che chi parla è un'agenzia immobiliare, ci sarà sempre da offrire un servizio di consulenza e vendita in un mercato immobiliare.
Quindi non c'è proprio niente che ci faccia paura in un cambiamento, anche radicale del modo di fare mercato immobiliare.
Che, comunque, non crediamo proprio sia qualcosa di quest'anno. E neppure del prossimo.

Saludos a tottu.

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