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giovedì 28 febbraio 2013

La Sardegna come nuova Svizzera?

Come sempre i mass-media, giornali, tv e quant'altro dimostrano che il loro scopo non è INFORMARE ma DIS-informare.
Non che ci sia della malizia in tutto ciò.
E' semplicemente come è strutturato il sistema.

L'individuo viene bombardato di notizie, sempre più, sempre più, sempre più e in tutto questo marasma viene persa di vista l'informazione importante.
Perchè non tutte le informazioni hanno lo stesso grado di importanza.
Forse qualcuno ha sentito parlare in modo vago di qualcosa che sta accadendo in Sardegna. Ovvero l'istituzione di una zona franca nell'isola.
Ma di cosa stiam parlando esattamente?

Facciamo un passo indietro e citiamo alcuni fatti degli anni passati:

a) Negli anni '90 l'Unione Europea con l'approvazione e pubblicazione di vari regolamenti (il n° 2913 del 1992 e il n° 2454 del 1993) introduce il concetto di "zone franche" ovvero particolari territori con particolari caratteristiche che ne consiglino un diverso trattamento fiscale. I presupporti sono la collocazione extraterritoriale di un territorio rispetto ai confini politici dello stato di riferimento. La questione è strettamente tecnica e volta per lo più a contesti di tipo doganale per il transito delle merci.
b) Nel 1998 lo stato italiano emana un decreto legislativo (il n° 75) che recependo le intenzioni dell'Unione Europea sull'impegno di ogni stato per ridurro il divario economico fra regioni, legifera sull'istituzione reale delle zone Franche in Sardegna con particolare attenzione ai porti di Cagliari, Olbia, Oristano, Porto Torres, Porto Vesme e Arbatax per citare i più importanti.
c) Il trattato di Lisbona, firmato dagli stati europei nel 2007, ribadisce l'impegno dell'Europa a favore delle sue zone economicamente svantaggiate.

Da questi provvedimenti, nasce una discussione politica sulla cosa che in modo molto blando si trascina per anni. Fino a quando lo scorso anno, in maniera quasi imprevedibile, la cosa ha una violenta accelerazione che si concretizza in un provvedimento congiunto di 240 comuni dell'isola a favore dell'applicazione di queste norme teoriche sulla zona franca a tutto il territorio sardo in quanto, in base alle normative, tutto il territorio ha le caratteristiche previste dalla legge per l'applicazione.

Così, il governo regionale recepisce la volontà popolare e il 7 febbraio di quest'anno delibera in modo ufficiale per la creazione di una zona franca includente tutto il terrorio regionale (l'intera Sardegna) a partire dal 24 giugno 2013. La delibera, basandosi sulle norme già emanate e sui poteri speciali dello Statuto Sardo che le conferisce poteri in quanto regione autonoma a statuto speciale, non è una richiesta ma un'affermazione di fatto.
Che viene inoltrata all'Unione Europea nella persona del Presidente della Commissione Europea, lo spagnolo J.M. Barroso, al presidente del parlamento europeo, al Consiglio dei Ministri italiano e alle autorità doganali.

Senza entrare negli aspetti specifici della cosa, l'adozione di questo provvedimento tramuterebbe la Sardegna in una sorta di Svizzera in mezzo al mediterraneo. Ci sarebbe l'abolizione delle accise sui carburanti e la sparizione dell'iva. Con tutte le conseguenze che si possono immaginare.
La benzina costerebbe poco più di 0,80 centesimi al litro e tutti i prodotti e servizi costerebbero dal 10% al 21% in meno. Biglietti, case in affitto, alberghi, ristoranti.
Certo, è un'ipotesi. Perchè in regime di libero mercato, un imprenditore è libero di mantenere i costi in più e incassare come ulteriore guadagno quel 20% che non si paga allo stato sotto forma di iva.
Ma reputiamo che, vista la situazione generale, la stragrande maggioranza di operatori economici sarebbe ben felice di guadagnare le stesse cifre di oggi facendo risparmiare di botto un 20% al consumatore finale.
Tra l'altro, questo differenziale, darebbe un impulso anche per molte categorie mercelogiche. 
Alcuni prodotti, come i beni di lusso o i prodotti tecnologici di alta fascia, sarebbero così appetibili da giustificare un viaggio in Sardegna per l'acquisto del medesimo.

La regione Sardegna ha inviato la sua delibera alle sedi competenti e si appresta a far valere le sue intenzioni, supportata dai diritti sanciti in normative e leggi, nazionali ed europee.
Staremo a vedere.
In ogni caso, rimandiamo per ulteriori approfondimenti al sito ufficiale della regione:
e di alcuni siti che si dedicano all'argomento:


Attendiamo sviluppi.
Saludos a tottu.


lunedì 25 febbraio 2013

Il sopralluogo presso un immobile da comprare

Quando si vede una casa su un'inserzione di un sito internet, il potenziale acquirente prende un primo contatto con l'immobile dei suoi sogni.
Diciamo che, dopo ore e ore passate a scrutare con attenzione tra i principali siti che offrono case invendita, si sia trovata quella che sembra essere la villetta dei nostri sogni.
La guardiamo..... Si, sembra che ci sia tutto quello che desideriamo. C'è il giardino, c'è la veranda, la pietra a vista....

Le foto non sono chiarissime ma l'immobile sembra in buono stato. L'inserzione ci dice che c'è la spiaggia nei pressi, raggiungibile a piedi e che la casa è inserita in classe B energetica. Il prezzo è buono. Che si fa?

Questo processo potrebbe riguardare più di una soluzione e di offerta immobiliare. Anzi, in questo periodo, è più che probabile che un potenziale acquirente trovi decine di soluzioni che possano sembrare adatte alle sue esigenze.
E' consuetudine quindi che chi cerca un immobile cominci a mettere insieme varie schede di immobili da visionare. Spesso con più di un'agenzia e più di un interlocutore.

Vediamo un pò di soffermarci su questo punto, ovvero l'importanza di un sopralluogo.
Ci fa, ad esempio, sorridere che più di una volta il potenziale acquirente a cui abbiamo mandato delle proposte immobiliari corredate di foto, planimetrie e documenti, ci specifichi che lui non comprerà prima di aver effettuato un sopralluogo di persona della casa (o cantiere) che intende comprare.
La cosa, dal nostro punto di vista, appare scontata.
Chi comprerebbe una casa senza averla mai vista? Forse solo qualcuno che ha già un precedente rapporto di fiducia con l'interlocutore o intermediario. Un grande, grande rapporto di fiducia e precedenti collaborazioni d'affari. Si dovrebbe comunque trattare di una situazione veramente pecualiare e probabilmente un qualcosa che si verifica in un caso su mille.

Il sopralluogo serve per molti motivi. Serve innanzitutto per dare uno sguardo al contesto in cui una casa è inserita. E tanto meno si conosce la zona in cui si compra e tanto più un'analisi del contesto è importante.
Sappiamo che parte del valore d'uso e del valore di mercato di una casa è da imputare al punto in cui la casa sorge. E quindi anche a ciò che intorno o nei pressi della casa troviamo.
Questo "intorno" non è presente nelle inserzioni pubblicitarie. Ma d'altronde capite che è ben difficile inserire questo tipo di informazioni.
Una casa potrebbe essere bellissima e posta in un luogo poco curato o trascurato.
Viceversa la casa potrebbe avere delle problematiche nella cura dei suoi esterni ma essere posta in un luogo per cui val la pena di investirci sopra qualche soldino per una ristrutturazione.
Ci sono vari fattori.
Ancora.... Una casa potrebbe sorgere in un luogo dove vi è della recente urbanizzazione e in cui gli arredi urbani non sono ancora a posto. Ma uno sguardo un pò in avanti ci farebbe capire che entro un 5-10 anni la zona diventerà bella e curata.

Di certo, una cosa che abbiamo osservato è che una selezione migliore in prima battuta con un sopralluogo su pochi immobili, aiuta il potenziale acquirente a fare le scelte giuste.
Un sopralluogo, per quanto distribuito in vari giorni, destinato a visionare molte case crea una situazione non ottimale nè per chi vende nè per chi compra.
Chi vende (agente immobiliare o società costruttrice) non riesce a stabilire un reale canale comunicativo con il potenziale acquirente. Troppo di fretta, troppi immobili da visitare e stanchezza per il tour de force che si sta facendo.
Non si riesce a compredere cosa veramente il cliente cerca e spesso non si riesce a dargli il supporto che necessita e merita.

Ma anche chi compra si trova in una situazione non proprio ideale. Vede tante cose, le vede spesso in modo superficiale e non analitico. Si fa guidare dalle sensazioni (peraltro importanti, per carità) ma è poco lucido nel riassumere in uno schema razionale ciò che ha visto.

Il nostro consiglio è semplice.
1) Definire nel modo più esatto possibile le ESIGENZE che si ricercano. Preferire un elenco di esigenze da soddisfare piuttosto che di caratteristiche che si cercano. Spesso ci sono molte divergenze fra le 2 liste e si correrebbe il rischio di cercare una caratteristica che si pensa soddisfi una propria esigenza senza in realtà farlo.
2) Relazionarsi il più approfonditamente possibili con degli intermediari o venditori professionali. Preferire degli agenti immobiliari con ampia esperienza sul territorio anche per verificarne gli attestati di competenza e trasparenza. Una agenzia immobiliare cura meglio gli interessi di chi compra e di questi tempi non costa necessariamente di più di una trattativa diretta. A volte è l'esatto contrario.
3) Selezionare a distanza un numero non eccessivo di immobili da visionare. Approfondire l'analisi di un immobile il più possibile per restringere ad un massimo di 2/3 soluzioni per intermediario e ad un massimo di 2/3 intermediari o agenzia immobiliari per volta.
4) Non comprimere eccessivamente il tempo per i sopralluoghi. Per una visita fatta con criterio occorrono a volte dalle 2 alle 3 ore. Il che significa anche una mattinata o una serata per una sola agenzia. Inoltre sarebbe ottimanale vedere una sola agenzia o intermediario/costruttore al giorno. Questo per fissare l'attenzione su un interlocutore per volta ed avere la possibilità di assimilare il contatto umano e professionale.
5) Vedere lo stesso immobile almeno 2 volte in giorni diversi. La prima visita può mostrare alcuni fattori (positivi o negativi che siano) ma è spesso necessario un nuovo sopralluogo, in una nuova unità di tempo e con un nuovo fresco punto di vista, per vedere aspetti che prima si erano ignorati. Si può tornare con differenti stati fisiologici di attenzione/stanchezza e con diverse luminosità della giornata o temperature. Fattori che possono incidere nel giudizio dato sulla prima impressione.
6) Fare un riassunto di tutte le soluzioni viste secondo le proprie esigenze, cercando di dare un punteggio o valore a ciò che si è visto o controllato.

A questo punto sarebbe comunque una forma di rispetto per il lavoro degli intermediari che si è incontrato dare una risposta, positiva o negativa che sia, a tutti coloro con cui ci si è relazionati.
Se non si è riusciti a prendere una decisione, si dovrebbe comunicare anche questo e i motivi dell'impossibilità di decidere, in modo da farsi aiutare nel trovare i dati che mancano per prendere una decisione.

Detto questo un saluto al prossimo articolo, sperando che queste righe vi possano essere di utilità. 

Saludos a tottu.

sabato 23 febbraio 2013

Il mercato immobiliare americano riparte

Premesso che tutte le notizie che compaiono sui mass media e su internet vanno filtrate, ripulite e comprese nella loro sostanza prima di essere prese per buone, vogliamo oggi citare alcune informazioni sul mercato immobiliare americano.
Certo, sembra che ci stiamo spostando un pò fuori tema rispetto a quanto di solito trattiamo in questo blog.
D'altronde noi siamo una agenzia immobiliare che lavora in una specifica parte del territorio della Sardegna, che è una piccola parte del mercato immobiliare italiano.

Ma man mano che passano i decenni è evidente che l'intero mondo si stia sempre più collegando. E ciò che succede dall'altra parte del globo possa avere delle influenze, talvolta non piccole, sulla nostra quotidianità e affari immediati.
Se poi ricordiamo bene, dovremmo riportare alla mente che nel 2007 l'onda lunga di questo periodo di "riassestamento" economico e finanziario è proprio negli USA che è partita. Chi non ricorda i titoli dei giornali e dei mass media in quel periodo che parlavano di bolla speculativa americana o crisi dei mutui sub-prime.
Lasciamo perdere in modo assoluto le critiche per questi metodi giornalistici che riassumono tutta una vicenda o un fatto in una nuova parola o frase che diventa da li in poi un tormentone...... sub-prime...... nessuno (se non poche centinaia di persone all'interno di qualche istituto finanziario altamente specializzato) aveva mai sentito questa parola. E da un giorno all'altro tutti a parlarne come se non fosse possibile vivere senza. Un pò come è successo l'anno scorso con lo spread di montiana memoria o come succederà il mese prossimo con qualche altra parola.....

Il succo è semplice. In America come da noi, il mercato immobiliare è un settore trainante l'economia. Si costruisce e si vende. E dietro la vendita della casa c'è tutto un indotto di vendita di prodotti e servizi accessori.
Qualcuno negli USA nel decennio che va dalla fine degli anni '90 al 2007 cominciò a pensare che si potevano prestare soldi a chiunque per comprarsi casa. Vi era una fascia di persone che non presentavano i minimi requisiti per ottenere un mutuo. Era la fascia sub-prime ovvero la fascia di lavoratori con minori garanzie della fascia più bassa.
Sub-prime uguale lavoratori con nessuna o minime garanzie di ripagare il mutuo.

Qualche testa d'uovo in qualche banca ben pensò di creare dei prodotti finanziari basandosi su i debiti dei mutuatari ovvero di chi contraeva un mutuo.
Chi fa un mutuo ottiene dei soldi e da in cambio una promessa di restituzione con il pagamento di interessi. E' per chi gli presta i soldi una forma di investimento. Do 100 mila euro (dollari) a qualcuno e questo mi rende i soldi pagandomi il 4 o 5% l'anno.
I geni (testa d'uovo) di cui parlavamo pensarono che cambiando i nomi e impacchettando bene questi mutui sotto forma di prodotti finanziari, si poteva trovare qualcuno che investiva su di essi.
Morale della favola: si creano fondi di investimento basati sui mutui (tra cui anche e soprattutto i sub-prime) e quando i poveri lavoratori senza garanzia cominciano a non riuscire più a pagare le loro rate, scoppia la bolla. E il gioco diventa come una sorta di bomba con la miccia accesa che tutti cercano di sbolognare a chi lo precedeva nella scala gerarchica.
Sta di fatto che banche falliscono e negli USA decine di migliaia di case finiscono sul mercato perchè chi le aveva comprate con il mutuo non riesce a ripagarle. Il mercato immobiliare crolla perchè, d'improvviso, ci sono moltissime case in vendita a prezzi stracciati e perchè non c'è più lo stesso numero di richieste.

Dopo 1-2 anni l'onda lunga di questa crisi prima finanziaria che immobiliare arriva in Europa. E in Italia.
Le banche italiane, già peraltro sempre restie a concedere mutui e prestiti, chiudono i rubinetti d'improvviso. Il mercato delle prime case crolla. E questo trascina dietro anche il mercato delle seconde case che dipende spesso dal giro delle prime.
E' infatti frequente che chi voglia comprare una seconda casa, venda una sua casa sul mercato delle prime case. E come spesso succede l'effetto domino è servito.

In ogni caso la riflessione è che il mercato della prima (non si sa ancora per quanto.....) economia del mondo è di fatto una cartina tornasole per tutto il resto del pianeta. E che ci piaccia o no, l'andamento dei vari mercati negli Stati Uniti ci anticipa quello che succederà dopo pochi anni nel nostro mercato.

Ora leggiamo su alcuni forum di settore (www.immobilio.it) che dagli USA arrivano dati di ripartenza del loro mercato interno. Così in stati come la Florida o New York vi è un netto aumento dei prezzo a causa di un'impennata delle richieste.
Che dire? Saranno rose che fioriranno?
Noi siamo sicuri di si perchè seguiamo sempre le teorie economiche che ripongono nel medio e lungo periodo delle tendenze che singole specifiche situazioni non possono mutare più di tanto.
E se il mercato va giù, prima o poi questo torna su.

In pratica si confermano le nostre previsioni dello scorso anno. In Italia è prevedibile una ripresa del mercato immobiliare generale e dei prezzi a partire dal 2014. E se questo anno sarà l'ultimo anno di fase calante dei prezzi, è forse tempo che chi è indeciso approfitti degli ottimi e vantaggiosi prezzi che ancora si riescono a spuntare.

Saludos a tottu

martedì 19 febbraio 2013

Prezzi sparati a caso?

Un nostro cliente ci segnala una situazione che sembra si stia creando nel panorama delle compravendite immobiliari.
Probabilmente è una scena che si sta svolgendo in molte città e molti luoghi senza particolare distinzione fra prima e seconda casa....
E' il fattore "prezzi sparati a caso!"

Ovvero si va su internet e si scopre che lo stesso immobile viene pubblicizzato o proposto in vari luoghi a prezzi diversi. Alcuni anche abbastanza distanti gli uni dagli altri.
Appare evidente che il potenziale acquirente rimanga spaesato dinnanzi a questa situazione.
La prima impressione, confermata dai nostri interlocutori, è di una certa mancanza di professionalità e serietà. Con l'aggiunta di un certo grado di torbidità che di certo non aiuta ad essere ben predisposti all'interesse per un certo immobile.

Ci sono 2 fattori che precedono questa situazione.
Il primo è di natura tecnica e riguarda i metodi pubblicitari e promozionali degli annunci sul web.
Ormai esistono una moltitudine di siti di annunci e inserizioni, alcuni generalisti e altri specializzati.
Tutti noi conosciuamo siti come www.subito.it o www.vivastreet.it. Oppure l'altrettanto famoso www.ebay.it che oltre alla pagine delle aste, ha anche il suo sito di annunci tradizionali.
Ne citiamo alcuni, ovviamente. Questi sono siti generalisti. Dentro ci si trova di tutto: dall'auto, al lavoro, alle relazioni personali, ai cellulari fino alle case.
Poi abbiamo i siti specializzati. Come, ad esempio, www.immobiliare.it, www.casa.it, www.idealista.it o www.mitula.it. Questi siti promuovono l'immobiliare (affitti e compravendite) e nient'altro.
Quello che accade è che quando un inserzionista (un'agenzia immobiliare o un proprietario) mettono un annuncio su internet, questo annuncio possa essere ripreso da un altro sito che "ristrasmette" ad altri portali (detti spesso aggregatori di news) questa inserzione. Ci sono siti che pubblicizzano annunci di altri siti di annunci.
Non è quindi infrequente che quando si promuove un immobile non si sappia esattamente su quanti siti esso sia promosso. E quindi non si riesca a monitorare tutti i luoghi in cui il proprio immobile è pubblicizzato. 
Ci è personalmente capitato, inoltre, che a seguito di un abbassamento di prezzo, abbiamo fatto esplicita comunicazione ad un particolare sito che non abbia poi eseguito quanto da noi richiesto. Fattori tecnici, certo. Ma il risultato non cambia.
Così può capitare che, anche quando un immobile è promosso da un solo soggetto, questo appaia su internet con prezzi diversi.

Certo in questo caso le differenze di prezzo sarebbero comunque contenute.
La seconda situazione è invece quando un immobile viene proposto, per essere venduto, a più interlocutori dallo stesso proprietario. 
Ci sono molte dinamiche incluse in un incarico di vendita. Tecnicamente un proprietario (privato o società costruttrice) cerca dal suo punto di vista di dare all'immobile la maggiore visibilità possibile. Dare un incarico di vendita in esclusiva ad un'agenzia immobiliare presenta i suoi vantaggi e presenta le sue limitazioni. 
Potremmo scrivere un articolo su quali siano i pro e i contro di questa situazione ma esulerebbe l'argomento che stiamo trattando.
Sta di fatto che non è infrequente che un proprietario (soprattutto dei costruttori) non vogliano dare a nessuno un incarico di vendita in esclusiva e preferiscano dare disponibilità a vendere a molte agenzie sul territorio.
L'idea (peraltro spesso non rispondente ai fatti) è che più agenzie trattano il tuo immobile e più possibilità ci sono che giungano dei clienti interessati e delle proposte.
La realtà però ci racconta un altra storia. Ovvero, più agenzie sul territorio promuovono spessissimo (per non dire sempre) sugli stessi canali. Quindi 2 agenzie possono mettere l'annuncio di un immobile sullo stesso portale. Risultato? Non si raggiungono il doppio dei clienti ma gli stessi potenziali acquirenti con il doppio della spesa.
Quello che avviene è che un'agenzia può essere più brava nella descrizione di un'altra. Oppure pubblicizzare delle foto più belle e significative. Ma rimaniamo sempre nell'ambito del marketing.
La sostanza è che poi poco cambia.
Il problema però si aggrava quando il costruttore stesso ha idea un pò "ballerine" sul prezzo di vendita. Quando si vende un nuovo, chi vende ha un'idea di cosa vorrebbe realizzare. Questo prezzo è però costretto a CONFRONTARSI con le dinamiche del mercato. 
Alcuni costruttori, tendono quindi ad essere un pò confusionari sul prezzo. Una settimana vorrebbero realizzare 170 mila euro mentre la settimana dopo si accontenterebbero di 160 mila.
Questo non è strano e fa parte di qualunque attività commerciale. Basta andare in un supermercato per vedere che qualunque prodotto ha delle oscillazioni di prezzo.
Ma ciò confonde è il fatto che, essendoci coinvolti anche altri operatori, la cosa viene moltiplicata per 2 o per 3 e così via.
Ogni agenzia potrebbe avere una sua politica di marketing.
L'immobile promosso a diversi prezzi, non ha quindi necessariamente niente che non vada.
E' spesso solo una questione di gestione dell'aspetto commerciale che è andata un pò fuori controllo organizzativo.
Soprattutto in un periodo come questo in cui la forbice fra il prezzo di listino e il margine di trattativa aumenta.
D'altronde non parliamo di comprare qualcosa esposto su uno scaffale con un prezzo fisso.
E non esisterebbero gli intermediari come le agenzie immobiliari se non fosse normale che ogni prezzo può subire una trattativa al ribasso.

Quando trovate dei prezzi sparati a caso su un immobile, cercate quindi il contatto con un intermediario che si dimostri serio, competente e professionale.
Per appurare queste qualità non ci vuole tanto. Basta veramente poco.
A quel punto, evitate le sirene delle inserzioni con il prezzo al ribasso.
E affidatevi all'agenzia immobiliare.
La pagherete. Fate si che si guadagni il proprio compenso offrendo il servizio.

Saludos a tottu.

venerdì 15 febbraio 2013

Il prezzo e il prodotto

Forse ritorniamo su questo argomento ancora una volta e forse ripetiamo cose già dette e stradette.
Ma gli input di questo blog ci giungono dal nostro rapporto quotidiano con i clienti e ultimamente uno dei temi ricorrenti è proprio questo.
Cioè nell'argomento delle compravendite immobiliari si parla tanto di prezzo e poco di case.
E' giusto tutto ciò?

Riflettiamo un attimo. Qui lo possiamo fare. Non c'è nessuna compravendita potenziale e siamo liberi da ogni possibile interesse di parte.
Quando si acquista un bene, la spinta per questo acquisto è dovuta al benessere che tale bene ci apporta e ci apporterà. Se il bene è di consumo immediato, come può essere un qualunque oggetto di uso quotidiano come una lampadina o qualsiasi tipo i cibo, l'utilità che si può trarre da esso è direttamente proporzionata al grado di soddisfazione dei proprio bisogni.
Qualcosa cambia quando la spinta per l'acquisto di un bene è in parte dovuta a questo tipo di esigenza (soddisfazione dei bisogni) e in parte dovuta ad un'esigenza di investimento.
La soddisfazione di un bisogno è un concetto abbastanza intuitivo e c'è ben poco da aggiungere.
Un pò più complesso è descrivere il concetto di investimento.
Se si va su interner e si cerca questa definizione se ne troveranno di alcune abbstanza complesse. Ma per i nostri fini è sufficiente dire che un investimento è l'acquisto di un bene (materiale o immateriale che sia) con lo scopo di ottenere un maggior guadagno in prospettiva. Nel caso degli immobili, possiamo allargare la definizione dicendo che di invesimento possiamo parlare quando si preferisce trasformare in bene tangibile (una casa non scompare!) una certa somma di denaro che si vuol preservare.

In Italia è viva sempre una massima (che comunque non ha mai sbagliato in senso generale) per cui chi ha delle finanze liquide fa un buon affare tramutandole in immobile e aspettando che gli immobili prendano prezzo.
Il mercato immobiliare e l'analisi dei trend di lungo periodo testimoniano che i prezzi tendono sempre a salire e quindi ecco che nella compravendita immobiliare cominciano a farsi avanti 2 motivazioni, in parte coincidenti e in parte contrastanti. Ovvero la motivazione di godimento personale e la motivazione di investimento.

E' nostra opinione che un acquisto immobiliare, in particolare una seconda casa, non possa mai presentare solo una motivazione di puro godimento. Forse in alcuni casi ci potrebbe essere qualcuno che compra per puro investimento ma, in tanti anni di lavoro, questo tipo di acquirenti si sono dimostrati una parte minima e trascurabile.
La maggior parte degli acquirenti sceglie una casa che gli piace, in un posto che gli piace, soddisfacendo un sogno cullato da anni con l'idea e il conforto che non sia una spesa di lusso ma, comunque, un modo per mettere in cassaforte il proprio denaro.

Di questo periodo però, in una fase di calo dei prezzi, qualcuno forse si sta facendo prendere troppo la mano da questo aspetto prettamente speculativo (al contrario). E sembra che il mercato delle case vacanze si sia trasformato in un mercato di prodotti finanziari.

Si discute del prezzo e il prezzo la fa da padrone. E per quanto nessuno qui pensi che nemmeno 10 euro sono banali o da sminuire, alcune volte i ragionamenti a cui assistiamo sono abbastanza complessi e per niente logici.
Quello che intendiamo dire è che l'acquisto di una casa è l'acquisto di una casa. Un bene che ha caratteristiche ben precise. Alcune di tipo tecnico (progettazione, luogo di costruzione, etc.), altre di tipo qualitativo (qualità e tipologia dei materiali), altre di tipo estetico (colori, rifiniture, contesto), altre relative ai servizi fruibili (vicinanza a spiagge o a centri abitati).
Insomma un bel pò di caratteristiche.
Ovviamente questo poi va confrontato con il costo a cui queste caratteristiche ci vengono proposte.

Ma questo prezzo è il più delle volte trattabile e, comunque, diventa un fattore secondario rispetto alle caratteristiche. Secondario non significa che non conta. Significa che non si giudica la qualità di un bene dal suo prezzo. Si cadrebbe altrimenti nell'errore di coloro che pensavo che il sugo o i biscotti più cari siano necessariamente quelli più buoni.
Perchè se non fossero buoni perchè li venderebbero a quel prezzo?

In realtà una cosa potrebbe essere venduta ad un prezzo alto non perchè è la migliore ma perchè chi la produce è inefficiente o spende tanti soldi in pubblicità. Questa potrebbe essere una risposta.
Per citare un vecchio anedotto, potremo ricordare quel signore arricchito ma di dubbio gusto e profonda ignoraza, che entrò in un negozio chiedendo una camicia. Nel vedere le camicie che gli venivano proposte, chiese il prezzo e sentendosi rispondere di cifre tra i 30 e i 50 euro, disse "No, non avete capito. Io voglio camicie di lusso, quelle dei signori, quelle che costano tanto. Adesso posso permettermele!". Così l'inserviente andò a prendere una camicia dello stesso genere di quelle già mostrate ma diverso colore e disse "Beh, abbiamo questo modello a 150 euro ma non so se....". 
"Questa mi piace, la compro" fece l'arricchito.

Speriamo che queste righe siano stati di riflessione per evitare alcuni possibili errori nelle proprie valutazioni in tema di acquisti immobiliari.
Attendiamo i vostri commenti.

Saludos a tottu.

sabato 9 febbraio 2013

Le elezioni cambieranno qualcosa del panorama immobiliare?

Ci stiamo avvicinando a grandi passi verso le prossime elezioni politiche nazionali.
Non crediamo proprio che ci sia qualche italiano che non se ne sia accorto.
Non per fare dell'anti-politica (non ci piace particolarmente questo concetto, peraltro di difficile comprensione perchè se fai anti-politica, stai allo stesso tempo facendo politica) ma è curioso vedere tutto questo fermento e questo movimento solo in prossimità delle elezioni.

La realtà è che tale movimento ci dovrebbe essere sempre. 
O meglio, sarebbe meglio se il fermento dei leader dei partiti e delle coalizioni ci fosse "durante" il periodo in cui dovrebbero svolgere il loro lavoro al meglio.
Perchè gli eletti non svolgono il lavoro di candidati ma vengono candidati per svolgere la professione di amministrare un paese.
Ma già qualcuno, tempo fa, disse che in Italia siamo sempre in campagna elettorale e la maggior parte, per non dire tutti, dei nostri politici da il proprio massimo proprio in campagna elettorale.
Dove a vincere sono le parole e non i fatti, le statistiche presunte e non le statistiche reali, le promesse e non gli adempimenti, gli attacchi agli avversari e non la cura del proprio lavoro.

Detto questo, rimane il fatto che la tornata elettorale sia una sorta di boa a cui far fare un giro e un'inversione di rotta a questa nave chiamata Italia. Nel bene o nel male, questo fine mese rappresenta comunque un momento molto importante di passaggio tra l'ieri e l'oggi.
Dal nostro punto di osservazione e in stretto riferimento alle conseguenze di queste elezioni sul mercato immobiliare, sicuramente molto dipenderà da chi vince.
Ovvero, come sembra attualmente prevedibile, se dovesse prevalere la coalizione di centrosinistra guidata da Bersani e Vendola sicuramente ci sarà una minore spinta verso il sostegno del settore immobiliare. Viceversa se a vincere sarà il centrodestra dell'inossidabile e incontrovertibile cavaliere Silvio Berlusconi.
Quest'ultimo si sta fornennatamente giocando le sue carte per richiamare l'attenzione proprio di quella fascia di italiani che guarda con grande attenzione il mercato del mattone.
Che gli italiani siano dei grandi fidanzati delle proprietà immobiliari non è cosa nuova che scopriamo oggi.
Alcuni provvedimenti di questi ultimi tempi, introduzione dell'IMU sulle proprietà immobiliari, di sicuro non hanno giovato sugli andamenti del mercato.
Ma già in tempi non sospetti, questo blog ha cercato di mostrare e documentare quanto la diminuzione delle compravendite e il calo dei prezzi fosse, in qualche modo, prevedibile e non necessariamente causato dai motivi su esposti.
La nostra tesi è che i mercati abbiamo delle dinamiche interne che sono fisse e che precedono questi fatti contingenti.
La prima di queste dinamiche è la più vecchia legge di ogni mercato:
Se un mercato continua ad andare su, prima o poi andrà giù. Se un mercato continua ad andare giù, prima o poi andrù su.
Tale legge ci fa capire che alla fine di un lungo periodo di espansione delle compravendite e dei prezzi, prima o poi il mercato immobiliare avrebbe trovato un momento di pausa e di calo. Di sicuro l'arrivo del credit crunch ovvero della contrazione del credito e dell'erogazione dei mutui ha contribuito e non poco, a fermare il meccanismo delle compravendite di case. Anche laddove non si comprava o si compra necessariamente con l'intervento dei mutui.
Ma se non ci fosse stato il credit crunch sarebbe successo qualcos'altro. Di questo bisogna esserne certi.
Poi potremmo stare qui a discutere su quando grande o quanto piccolo sarebbe stato questo periodo di contrazione degli affari immobiliari senza il contemporaneo intervento della chiusura dei mutui, della eccessiva offerta immobiliare insieme a questa situazione generalizzata di finanza pubblica e di politica fiscale e monetaria repressiva.

Sta di fatto che, elezioni o non elezioni, centro-destra o centro-sinistra, euro o non euro, è nostra previsione (proprio in virtù di quelle dinamiche generali di cui parlavano prima) che il mercato immobiliare si riprenderà sia in termini di numero di compravendite che in termini di aumento del prezzo al mq. Questo in generale, con i dovuti distinguo tra zona e zona e micro-zona e micro-zona.

Quello che ci aspettiamo sono tempi diversi a seconda delle diverse politiche economiche che il prossimo governo eletto dagli italiani metterà in atto o non metterà in atto.
Da molto tempo l'immobiliare è sempre stato un volano di sviluppo di tutta l'economia.
Per quanto lavoriamo in questo settore, questo punto di vista ci sembra eccessivo e non particolarmente adatto allo sviluppo di una società post-industriale come la nostra.
Per essere più chiari e parlare in termini più semplici, non pensiamo che bisogna costruire ancora e sempre per forza..... Non è colando di cemento e nuove case le città e le coste che si assicura lo sviluppo di una nazione. Non sicuramente della attuale Italia.
Magari si può lavorare nell'edilizia e sull'immobiliare per migliorare ciò che già c'è. Gli operatori edili, le imprese, i lavoratori, le industri e i fornitori avrebbero un grande giovamento nel lavorare tutti insieme nel migliorare ciò che già c'è. Ristrutturazioni, migliorie generali, implementazione di accorgimenti in favore della qualità ambientale e via discorrendo.

Detto fra noi, visto che chi parla è un'agenzia immobiliare, ci sarà sempre da offrire un servizio di consulenza e vendita in un mercato immobiliare.
Quindi non c'è proprio niente che ci faccia paura in un cambiamento, anche radicale del modo di fare mercato immobiliare.
Che, comunque, non crediamo proprio sia qualcosa di quest'anno. E neppure del prossimo.

Saludos a tottu.
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