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martedì 31 luglio 2012

Sardegna, una cultura millenaria

La Sardegna è una terra incredibile e con una storia più che millenaria.
Con la fretta e la frenesia che contraddistingue i nostri tempi, spesso, dimentichiamo la nostra storia e guardiamo alcune cose da un punto di vista troppo limitato.
La Sardegna è, geologicamente, una delle terre più antiche del mediterraneo. E' una terra ricchissima di minerali, fatto che ha portato quest'isola al centro dell'attenzione di molti popoli fin dagli albori della storia.
Abitata da tempi immemorabili e culla di una delle civiltà più enigmatiche del continente europeo (la civiltà nuragica), la Sardegna sta riscoprendo nuovi filoni di ricerca e riflessioni negli ultimi anni per quanto riguarda la sua storia.
Fino a qualche tempo fa si era sedimentata l'idea che l'isola fosse stata abitata da una popolazione che, arrocato su posizioni difensive, avesse costruito i nuraghi come strutture di difesa. E che per tutto il resto della storia conosciuta fino ai nostri giorni, le sue popolazioni si fossero limitate a difendersi e a subire.

La rivalutazione di alcune ricerche storiografiche e archeologiche ha drasticamente mutato le ipotesi di ricerca, mostrando che un'altra civiltà può essere stata la protagonista degli antichi eventi passati.
Si parla sempre più dei cosidetti Shardana, o popolo del mare, una sorta di popolo guerriero che non mancava di combattere, oltre che per se stessi, come milizia pagata per altri re e altri popoli.

Un pò come avviene per i misteriori Etruschi, che qualcuno tra l'altro mette in relazioni con gli Shardana, le ipotesi si sprecano e si cerca di trovare una linea di unione e raccordo fra tutti i dati, le prove e gli indizi presenti sul piatto.
Non è facile, certo ma alcune tesi sembrano lasciare meno punti oscuri rispetto alle altre.

Si è parlano, ad esempio, dei sardi come di un popolo dedito alla pastorizia e non alla navigazione e al mare. Ma alcuni studi evidenziano che sarebbe proprio in questa terra la culla di alcune soluzioni geniali e avvenieristiche relative alla navigazione.
Stessa cosa per alcune scoperte in merito all'uso dei metalli e alla lavorazione degli stessi.
E altrettante scoperte che metterebbero la Sardegna ancora più al centro delle vicende internazionali del mediterraneo di molti secoli fa.
Il tutto prima dell'avvento di quel popolo incredibile e di immensa potenza che furono i romani.
Che furono, tra l'altro, proprio la civiltà che pose fine ad un dominio e un'indipendenza che durava forse da 2 o 3 mila anni.

Ci sono molte similitudini fra le antiche tradizioni sarde e le antiche tradizioni di popoli spesso molto lontani dal centro del mediterraneo. Le tombe dei giganti, l'assonanza dei nomi, alcune analogie genetiche e altro ancora.
Molti studiosi studiano il genoma sardo per comprendere alcuni fattori medici e bio-fisici. La longevità del popolo sardo è acclarata, ponendo queste genti al pari dei giapponesi come i popoli più longevi del pianeta terra.

C'è tra l'altro un'affascinante ipotesi promossa ampiamente dal giornalista e scrittore di origine sarda Sergio Frau, che attraverso un libro (Le Colonne d'Ercole - un'inchiesta) e vari convegni e mostre sostiene che la Sardegna fosse l'antica e mitica isola di Atlantide descritta per primo dal filosofo greco Platone e diventa leggenda nel corso dei millenni fino a diventare un'icona del cinema e della letteratura.
Abbiamo letto il libro (affascinante ma di non facile lettura per la complessità e farraginosità di alcuni passaggi) e la tesi è tutt'altro che fondata su fesserie o pressapochismo.

Il nostro invito è quindi alla scoperta di questa parte di Sardegna, sicuramente poco conosciuta e sicuramente altrettanto poco valorizzata.
Il mare è il mare e le spiagge sono le spiagge.
Ma questa terra ha in se qualcosa di magico.
Che non sempre si può imbrigliare in ragionamenti sui traghetti, il costo degli affitti e i piani edilizi dei comuni.

Diteci cosa ne pensate.
Saludos a tottu.

venerdì 27 luglio 2012

Aumento della qualità

E' nostra opinione che ogni fenomeno turistico attraversi delle fasi.
Ricollegandoci ad uno schema concettuale mutuato dall'economia aziendale e dal marketing, vareremo quello che possiamo chiamare:
CICLO DI VITA DI UNA ZONA TURISTICA.

Questo ciclo di vita avviene per fasi e ci indica cosa succede ad una zona turistica con il passare del tempo.
Abbiamo:
FASE 1 - Individuazione da parte di un soggetto pubblico o (più spesso) privato di una particolare zona che può essere oggetto di utilizzo turistico. (NASCITA).
FASE 2 - Aumento, spesso confuso e caotico, delle strutture ricettive e dell'offerta turistica. Miglioramento e sviluppo delle infrastrutture locali e delle linee di comunicazioni in entrata e uscita. Aumento esponenziale delle presenze turistiche (SVILUPPO)
FASE 3 - Riorganizzazione dell'offerta turistica e aumento della coordinazione dei soggetti coinvolti. Leggero incremento delle presenze turistiche con tendenza al rallentamento progressivo (MATURITA')
FASE 4 - Diminuzione dell'interesse e dell'appeal della zona rispetto al mercato con calo sempre più vasto delle presenze e progressiva chiusura delle strutture ricettive meno efficienti o performanti. (DECLINO).

Secondo noi, ogni zona turistica attraversa queste fasi. A seconda dei casi ogni fase ha durate differenti fra situazione e situazione o zona e zona. A volte può esserci una fase di "nascita" breve mentre altre può durare moltissimo tempo. Così come potrebbero esserci delle fasi di "sviluppo" e "maturità" brevissimo con rapido avvento della fase di "declino".
Le possibili combinanzioni sono molte.

Ciò che può avvenire nella fase 4, è un progressivo declino che continua in maniera indefinita fino all'ipotetica morte turistica della zona oppure l'introduzione di cambiamenti e strategie che portino alla FASE 5 ovvero la fase della RIORGANIZZAZIONE, che in pratica sancisce una nuova fase 2 di sviluppo ad un livello superiore.
In parole più semplici, dopo che una zona turistica è nata, è cresciuta e comincia a sperimentare una fase calante alla fine della sua maturità, il declino arriverà inesorabile a meno che non introduciamo delle innnovazioni che portino la zona turistica a rifiorire con un nuovo sviluppo e conseguente nuova maturità.

L'emblema di questo ciclo di vita è la costiera romagnola, che alla fine degli '80 sembrava avere gli anni contati per la vistosa fase di declino che stava sperimentando. 
Eppure, con grande intuizione e abilità, gli operatori turistici e gli amministratori locali hanno cambiato il tipo di offerta turistica specializzandosi in servizi di divertimento puro. Meno mare e più parchi giochi, eventi e discoteche. 
E così quei luoghi hanno conosciuto una nuova fase di sviluppo che li ha portati ad una nuova fase di maturità.

La Sardegna, e la zona nord est della stessa attraversa, secondo noi, un periodo in cui è giunta alla piena maturità e sperimenta i primi segni della fine di questa fase.
Niente di drammatico, per carità. Semplicemente il normale evolversi del ciclo delle cose.
Il modello di sviluppo attuato fin qui è stato un fantastico successo.
Complice un ambiente straordinario, un mare tra i più belli e maestosi del mondo, una totale assenza di fattori inquinanti e tutta una serie di peculiarità culinarie e culturali, la Sardegna è diventata il sogno di molti italiani e molti turisti stranieri.
Giusto l'anno scorso abbiamo venduto una casa in un paesino a 4 km dal mare, un borgo tipico della zona, a due coniugi inglesi che hanno venuto la loro casa a Londra per traferirirsi definitivamente in Sardegna per viverci tutto l'anno. Motivo? Si sono innamorati del posto.

Quale può essere il futuro della Sardegna? Le ipotesi sono tante. E se qualcuno dei nostri lettori avesse piacere a condividere il suo pensiero ci farebbe molto piacere.
Noi pensiamo che il futuro sia l'aumento ripido e verticale della qualità.
Qualità degli arredi urbani, della pulizia, della sistemazione degli accessi alle spiagge.
Qualità dei trasporti e di tutti i servizi annessi.
Qualità dell'informazioni a favore dei turisti.
Qualità del servizio nelle strutture ricettive e nelle maestranze che offrono i propri servizi professionali.
Qualità non significa necessariamente aumentare il cemento, piastrellando tutte le strade che portano ad una spiaggia.
Forse il segreto della bellezza di alcune spiagge della Sardegna è proprio la propria condizione selvatica.
Qualità significa cura dei particolari, significa piani di sviluppo urbano ordinati e coerenti con una linea guida comune.

Significa molte altre cose di cui magari parleremo in qualche prossimo articolo.
Saludos a tottu.

giovedì 26 luglio 2012

Le spese nascoste di un acquisto immobiliare

Con nostra grande sorpresa continuiamo a vedere che nelle richieste di informazioni sull'acquisto di una casa, vi sono molte cose che vengono date per scontate o neanche prese in considerazione.
Oggi abbiamo quindi pensato, una volta per tutte, di mettere nero su bianco, in un modo sufficientemente comprensibile, quali siano i reali costi di un acquisto immobiliare.

Da un punto di vista di chi acquisto (nella stragrande maggioranza dei casi un soggetto privato) ciò che realmente interessa è QUANTO SPENDO ALLA FINE PER ENTRARE IN POSSESSO DI UN NUOVO IMMOBILE?

Questo importo complessivo è la sommatoria di più voci di spesa. E' sicuramente corretto tenere separate le voci di spesa ma è anche corretto avere una cifra finale e conclusiva che le assommi tutte.

1 .La prima voce di costo è, ovviamente IL COSTO DELL'IMMOBILE.
Questo è il prezzo della casa ovvero quanto andrà nelle mani del proprietario o venditore. E' anche il prezzo a cui la casa viene promosso. Ovvero il costo della casa che troviamo nelle inserzioni e negli annunci. E' il prezzo che possiamo trattare e su cui si può ragionare in termini di offerta.

2. La seconda voce sono i costi fiscali. Su ogni acquisto di immobile vi è del denaro che deve essere versato nelle case dello stato (tramite le sue agenzie ed enti preposti). Questo importo è decisamente variabile e dipende da vari parametri. Se chi vende è un privato, vi sono delle imposte che si pagano basate sul valore catastale di una casa. L'ammontare della percentuale dipende se parliamo di 1a casa o 2a casa. Sulle seconde case, per esemplificare, si paga il 10% del valore catastale dell'immobile. 
Se chi vende è una società o impresa edile, si paga il 4% di IVA sul dichiarato in atto per la 1a casa e il 10% di IVA sulla 2a casa.
E nonostante  si paghi in percentuale sempre il 10%, nelle 2 tipologie (da privato o da impresa) vi è una grande differenza, perchè solitamente (soprattutto dalle nostre parti) il valore catastale è di gran lunga più basso del dichiarato in atto.
Ci sono poi varie situazioni che modificano questo specchietto generale, da appurare volta per volta.

3. La terza voce sono i costi di stipula e registrazione. Il notaio ha un costo e la registrazione dell'atto e del compromesso ugualmente. In questo caso, in mancanza di atto di mutuo, parliamo di somme intorno ai 2.000/3.000 euro. Il doppio se è presente l'atto di mutuo. Il costo va a scaglioni di costo dell'immobile e citiamo quelli che sono i costi più frequenti tagliando fuori i costi notarili delle vendite milionarie.

4. La quarta voce sono i costi di agenzia. Acquistando con un'agenzia immobiliare è dovuto il compenso per la mediazione. Questa è variabile ma indicativamente indichiamo come percentuale il 3% sul costo della casa (1a voce). Ricordiamo che per essere ligi alle normative, la provvigione all'agenzia è da considerarsi al netto dell'iva. Quindi i costi di agenzia sarebbero per esteso del 3%+iva.

5. Infine, vanno contemplati ma non sempre, gli eventuali costi per la sistemazione definitiva della casa. Per costi di sistemazione non intendiamo ristrutturazioni o ritocchi ma quella spesa che l'acquirente deve fare per rendere "agibile" e "usufruibile" l'immobile per le sue vacanze o per la sua residenza. Questi costi sono variabili a seconda che si compri una casa "usata" oppure "nuova".
In quest'ultimo caso parliamo di costi di allaccio delle utenze elettriche e idriche (poco meno di 1.000 euro), i costi dell'arredamento (estremamente variabile in base a ciò che si compra ma non inferiori a 5/8 mila euro se comprendiamo il blocco cucina con elettrodomestici), i costi della climatizzazione e riscaldamento, i costi relativi alla sistemazione di un eventuale giardino.

Come detto, se si acquista un immobile usato, spessissimo questo viene venduto con utenze e arredamento. Spesso con gli impianti di climatizzazione compresi. Chi invece intende acqusitare una nuova casa, anche se casa vacanza, farà meglio a considerare nel suo budget TUTTI questi costi.

Per non correre nel rischio di cercare, su internet o in agenzia, una casa dichiarando un certo budget di riferimento per poi accorgersi che non si è preso in considerazione tutti questi costi.
Non è infrequente, infatti, che un cliente non valuti appieno le differenze sostanziali nei costi complessivi nelle sue potenziali scelte. Ci dice che cerca una casa che costi circa 140/150 mila euro quando quello è TUTTO il suo budget(!!!). Se acquistasse una casa nuova per quel prezzo, il costo complessivo dell'operazione si aggirerebbe intorno ai 174/184 mila euro senza contare costi di sistemazione del giardino se mai ci fosse.
Viceversa se acquistasse una casa usata allo STESSO costo, la cifra finale esborsata sarebbe di circa 157/162 mila euro nel caso in cui sia compreso arredamento e clima.
Una differenza di più di 20.000 euro. Non trascurabile.....

Naturalmente una casa nuova è una casa nuova. Ma riflettere su tutti questi aspetti vi permette una scelta più consapevole.
Grazie per l'attenzione e 
Saludos a tottu.

venerdì 20 luglio 2012

Trattativa e prezzo di listino

Abbiamo già avuto modo di parlare a lungo del concetto di prezzo.
Il prezzo è quell'importo di denaro (di bene o servizio) che permette di raggiungere lo scambio fra venditore e acquirente e massimizza la soddisfazione di tutte le parti della trattativa.
Se un prezzo non massimizza entrambe le parti, non è il prezzo giusto per quel bene o servizio in quel momento e in quel particolare luogo in cui la transazione si è consumata.
Il valore è un concetto diverso. Il valore di qualcosa è la quantità di soddisfazione/utilità che un dato bene o servizio può garantire ad un individuo, azienda o gruppo.
Spesso valore e prezzo sono separati dalla nascita.
Ad esempio ci sono beni con un altissimo valore d'uso (esempio l'acqua, senza la quale il nostro stesso corpo non potrebbe vivere) e un prezzo nonostante tutto accettabile e beni con un valore d'uso relativamente contenuto ma un prezzo altissimo (il diamante usato nei gioielli, ad esempio).

Qualcuno potrebbe dirci che per una donna, ricevere un diamante rappresenta una quantità di soddisfazione altissima. E su questo siamo sicuramente d'accordo. Ma è un valore eccessivamente soggettivo e non di larga condivisione. La realtà è che se ci trovassimo in un deserto l'acqua potrebbe consentirci di sopravvivere mentre il diamante no.
Seguendo questo tipo di ragionamenti si possono aprire scenari interessanti e curiosi sul valore e sul prezzo delle cose che usiamo e dei servizi che acquistiamo.
E qui risiede un pò la complessità della moderna economia.

Venendo alle case, comunque, una cosa è il prezzo e una cosa è il valore. Il primo muta, aumenta o diminuisce. Il secondo rimane per lo più immutato, con una naturale diminuzione con il passare del tempo.
Perchè con una casa che invecchia, la qualità di ciò che offre si degrada. E si è costretti ad intervenire con opere di manutenzione, che siano ordinaria o straordinaria.
Generalmente invece il prezzo sale. Sul medio e lungo periodo un pò tutti gli immobili acquistano prezzo.
Per quanto spesso il loro valore diminuisca. Ma ciò non è necessariamente detto. La mancanza di altri spazi in cui costruire può di colpo incrementare a dismisura il valore di una casa. E quindi anche il prezzo.

In ogni caso bisogna ricordare che un immobile viene collocato sul mercato ad un prezzo, che definiremo prezzo di listino. Tale prezzo è il prezzo ottimale per chi vende. Quello a cui non solo sarebbe soddisfatto ma ultrasoddisfatto. La piena realizzazione della sua vendita.
Il prezzo di listino è un parametro di riferimento.
Un prezzo di listino di 250.000 euro, fa subito comprendere che non parliamo di un immobile di 150.000 euro. Nè che ci possiamo minimamente avvicinare a quella cifra.
Vi è poi il prezzo di trattativa.
Qui non ci sono regole ferree. E molto dipende dal contesto e dal momento in cui la trattativa si porta avanti. In un mercato in espansione i margini della trattativa sono minori perchè il mercato è dinamico e si ipotizza la presenza di molte persone potenzialmente interessate.
Della serie "Se ti interessa il prezzo è quello, altrimenti...."
In un mercato non in fase di espansione i margini aumentano.
Di quanto?
Difficile dirlo. E sbagliato anticiparlo. Perchè troppi fattori pesano sulla bilancia.
Quando si entra in una fase di trattativa, l'interesse per l'immobile è uscito dalla fase di esplorazione commerciale. In una fase del genere il rapporto fra potenziale acquirente, agenzia e venditore è diventata più stretta. Gli attori si sono presentati e recitano sul palco.
Chi vende sa che c'è qualcuno REALMENTE interessato al suo immobile e farà le sue considerazioni.
Chi compra sa che se l'immobile viene proposto ai parametri che a lui vanno bene, comprerà.

Questa non è e non può essere la situazione di qualcuno che entra in agenzia e vedendo un prezzo chiede: "A quanto può scendere?". Non vi può essere risposta a questa domanda perchè non vi è trattativa, non vi è un reale interesse e da parte del venditore non vi è la percezione di un potenziale acquirente.
Se anche si dicesse che il prezzo può scendere di 10-20 o 30 mila euro, l'affermazione lascia il tempo che trova.
Noi generalmente ad una domanda così a bruciapelo, in una fase in cui si è ancora a livello di informazioni sommarie, rispondiamo molto vagamente. Lo facciamo per dovere di professionalità e rispetto per le parti.
Non parliamo di una scatola di cioccolatini o un paio di scarpe. Ma di un immobile di valore consistente.

In ogni caso non sottovalute mai la possibilità di intavolare una trattativa (SERIA) ad un prezzo decisamente inferiore al prezzo di listino.
Se viene portata avanti una proposta, per quanto bassa e lontana dal prezzo, ricordate che nel peggiore dei casi tale proposta può essere rifiutata.

Saludos a tottu.

Offerta immobiliare a San Teodoro

A San Teodoro, offriamo villette a schiera al prezzo di 120.000 euro.

Solo per un periodo limitato!

In contesto carino e curato (minimo condominio) abbiamo a disposizione varie soluzioni in bilocali a San Teodoro paese.
I bilocali sono arredati e le soluzioni possibili sono:
*) Bilocale su 2 livelli con soggiorno angolo cottura al piano terra, camera, bagno e ripostiglio (utilizzabile anche per sistemarci un letto aggiuntivo all'occorrenza) al primo piano. Giardinetto sul fronte.
*) Bilocale su un unico livello con soggiorno angolo cottura, bagno e camera. Giardinetto sul fronte e sul retro.
*) Bilocale su un unico livello al primo piano con accesso indipendente.

Alleghiamo alcune immagini per dare sostanza e dimostrazione della soluzione proposta.

Gli immobili sono in vendita perchè il proprietari intende realizzare una nuova struttura alberghiera.
Da un punto di vista dell'investimento questi immobili sono eccezionali perchè la zona è tranquilla, adatta a famiglie con bambini, non distante dal centro di San Teodoro e dalla spiaggia La Cinta.
In genere le villette sono affittate da giugno a settembre.

Rimaniamo a vostra disposizione per ulteriori informazioni e/o invio di foto e documentazione.
Ricordate che il mercato immobiliare ha rallentato ma non è fermo.
A riprova di ciò c'è un nostro cliente che intendeva comprare una di queste villette la settimana scorsa. L'unità era interessante perchè caposchiera con il giardino su 3 lati.
E' venuto nella nostra agenzia il lunedì e non ha più trovato la casa perchè era stata venduta sabato sera. Al che era veramente dispiaciuto. Ha forse pensato, come pensa qualcuno dei nostri lettori, che fosse il solito trucco da agenzia il nostro avvertimento.

Il concetto, invece, è che la soluzione vi piace e vi interessa, non bisogna lasciarsi scappare l'occasione.

Saludos a tottu.

mercoledì 18 luglio 2012

In Sardegna alla ricerca di nuove forme di vacanza

In questo universo tutto si trasforma e niente rimane uguale a se stesso.
Troppe volte ci piacerebbe che il tempo si fermasse e che niente si muovesse nè cambiasse direzione.
Ma anche questa è una bugia, perchè in uno spazio in cui niente cambia, dopo un pò la monotonia regnerebbe sovrana.

Negli anni '80, qualcuno sancì la fine dell'"El Dorado" turistico della riviera romagnola.
I più grandicelli ricorderanno la piaga delle mucillagini, ovvero l'invasione di alghe unicellulari nel mar adriatico. Sembrava che l'industria del turismo di Rimini, Riccione e zone circosatanti fosse al tramonto.
Eppure i bravissimi romagnoli ebbero la forza e l'abilità di comprendere che qualcosa doveva cambiare e si inventarono la vacanza parco giochi. Via agli aquafun e alle discoteche. La riviera romagnola come un enorme parco divertimenti che non finisce mai e non chiude mai.
Il motto fu ed è PIU' SERVIZI. Se non hai le spiagge e il mare dei Caraibi, puoi comunque ritagliarti il tuo spazio offrendo qualcosa che tu hai e gli altri no.

La Sardegna ha raggiunto, secondo noi, un punto della sua parabola ascendente simile a quel periodo in Emilia Romagna. Ovvero la spinta di un certo modo di fare turismo ha esaurito la sua energia e non permette alla carrozza turistica sarda di andare sempre alla stessa velocità.

Ma pensare che una crisi sia all'orizzonte è sbagliato e superficiale. 
Pensare invece che ci troviamo ad un punto in cui alcune dinamiche del movimento turistico debbano essere ripensate è corretto.
Forse la rincorsa continua alle costruzioni e ai cantieri è da rivalutare in una nuova ottica.
Di sicuro c'è che chi riesce a mettere le mani su un immobile in Sardegna, si troverà un bene rivalutato di molto nel volgere di 10-15 anni.
Possono sembrarvi molti. Ma arriveranno e passeranno. Come sono passati gli ultimi 15 anni.

Ci ha colpito quindi un articolo di Tiscali, in cui si parla proprio di nuove forme di vacanza.
In questo caso di vacanze lontano dalla tecnologia e dal modernariato.
Si cita la Sardegna in un esperimento nel sud Sardegna a Carloforte (Splendido posto),
Inseriamo il link per la lettura di questo breve articolo.
 
Che non ci dice tantissimo ma ci da lo spunto per pensare come potrebbe evolversi il turismo in questa splendida isola, una sorta di paradiso terrestre.

Saludos a tottu.

martedì 17 luglio 2012

La piaga degli incendi

Nei giornali e telegiornali italiani, in questi ultimi 2 giorni, si è parlato diffusamente della brutta domenica che c'è stata in Sardegna, e in particolare nella zona nord orientale a causa di numerosi roghi.
Sospinti da un incessante vento di maestrale che soffiava da nord-ovest, i roghi hanno fatto passare un pomeriggio di apprensione agli abitanti di vari paesi e borgate e un pomeriggio di lavoro a corpo forestale e vigili del fuoco.

Della piaga degli incendi e del rapporto con questa terra, se ne è parlato tanto. E molte cose corrette sono state dette vicino ad alcune stupidaggini.

Noi che viviamo tutto l'anno in queste zone, e che cominciamo ad avere una certa memoria ed esperienza delle cose che si spinge fino a tutti gli anni '80, sappiamo che i discorsi a mente calda, non appena i fatti sgradevoli sono accaduti, sono di un tenore mentre i discorsi a mente fredda sono di un altro.
Come in tutte le cose il problema non va minimizzato ma neppure amplificato per esigenze di spettacolarizzane televisiva o comunicativa.
Gli incendi boschivi sono un problema della Sardegna da moltissimi decenni.
Forse in prima battuta sono nati semplicemente per strappare ai numerosissimi boschi aree di territorio da adibire a pascolo. Se osserviamo la cosa con gli occhi di un pastore di qualche centinaio di anni fa la cosa non fa una piega.
La Sardegna è un territorio veramente ampio, costituito in gran parte di aree boscate difficilmente raggiungibili a causa della loro asperità. Nei secoli passati la copertura boschiva era incredibile e quindi l'uso di incendi per aumentare le aree coltivabili o, meglio, da adibire al pascolo non creava molti problemi.
Ma ciò che è utile e funzionale in un momento può diventare non funzionale e dannoso con il cambio di alcuni paramentri.

Nell'800, la Sardegna è stata svenduta a individui con pochi scrupoli che la hanno letteralmente disboscata per ricavare carbone e legnami per le ferrovie. Tutto ciò è stato fatto in modo selvaggio e senza il corretto ritorno economico per gli abitanti del luogo.

Su questa base, la distuzione di altre zone boscate, è cominciato a diventare un problema. Da lì a trasformare gli incendi in un'arma di pressione psicologica o veri e propri strumenti di danneggiamento o di intimidazione, il passo è stato breve.
Spesso, nei decenni addietro, alcuni individui hanno pensato bene di appiccare gli incendi come atti terroristici. C'è chi lo faveva per motivi politici, chi per motivi anarchici, chi per la difesa della propria indipendenza. Forse alcune di queste idee avevano e hanno il loro fondamento.... non sappiamo! Ma di sicuro incendiare ettari e ettari di territorio per rivendicare qualcosa trasforma la migliore delle idee in un qualcosa di pessimo.

Nel corso degli ultimi anni, il fenomeno incendi ha subito però una notevole riduzione. Sia in termini di numero di roghi che in termini di superficie bruciata. Un migliore sistema di prevenzione e di lotta agli incendi ha contribuito a questo come alcuni provvedimenti legislativi.
Un periodo non pochi roghi dolosi avvenivano per regalare questo territorio sottratto all'ambiente all'edificazione selvaggia. Cosa che da molti, molti anni non è più possibile.

Purtroppo qualche imbecille che si diverte a vedere che succede appiccando un incendio che possa minacciare paesi e strade c'è sempre. La stupidità umana alcune volte non ha veramente limite.
Anche perchè praticamente il 99% degli incendi è di natura o dolosa o colposa. Gli incendi per autocombustione sono un fenomeno talmente raro che è quasi inutile prenderli in considerazione.

La scorsa domenica la città di San Teodoro ha subito parecchi danni a causa di un incendio che si è avvicinato fin troppo ad alcuni sobborghi e villaggi del paese. Purtroppo ci sono stati anche dei feriti per colpa dell'esplosione di alcune bombole non viste dentro un capanno degli attrezzi fuori paese. Ci dispiace per loro.
Così come dispiace oggi vedere alcune colline circostanti il paese senza la caratteristica macchia mediterranea ma vedere al suo posto una coltre di arbusti neri e scheletriti nel mezzo della cenere.

Un dubbio sorge in noi. Possibile che dietro questo incendio doloso non ci sia qualcuno a cui piaccia e convenga creare un fattore di disturbo nei confronti del sistema turistico sardo?
Questa è una tesi che a più riprese è stata vagheggiata da amministratori e persone della strada. E che ha più di un fondamento.

Perchè chi viene in Sardegna, ha una percezione di questo (brutto) argomento più vicino alla realtà.
A San Teodoro non ci sono incendi ogni 2 mesi o ogni anno.
Non qualcosa di frequente o di particolarmente pericoloso.
Gli incendi sono un problema per il territorio e non per il turista.
Ma, dispiace dirlo, i mass-media nel loro quotidiano lavoro di DIS-informazione danno questa immagine.

A noi, sardi da generazioni, nati e cresciuti in queste zone, piange il cuore vedere decenni di vegetazione venir distrutta in un pomeriggio senza costrutto alcuno.
Ma se le cause di questi incendi sono davvero mettere in cattiva luce i luoghi turistici sardi, perchè cadere nella trappola.?

Saludos a tottu.

venerdì 13 luglio 2012

Tranquillità o servizi?

Nella ricerca di un proprio immobile, vi è una scelta che spesso mette in crisi gli acquirenti.

Si tratta di decidere il giusto mix fra la ricerca della tranquillità del punto in cui è situtato la nostra casa vacanza dei sogni e la quantità/qualità di servizi presenti nei pressi.

Ovvero tutti vorremmo, premendo un bottone magico, ritrovarci in un luogo in cui c'è tantissima tranquillità, tantissima privacy, natura, pace, ambiente, paesaggio ma allo stesso tempo con la possibilità di avere il negozio di pane a 50 metri dal nostro giardino..... E poi l'edicola, le poste, i negozi di telefonia, i bar, i ristoranti, il distributore di benzina e via discorrendo.

Tranquillità e servizi sono 2 valori che si collocano agli estremi di una scala.
Perchè l'uno esclude, in un ragionamento logico, l'altro.

L'acquistare una casa immersa nella tranquillità significa, di base, sceglierla in un luogo in cui c'è poca altra gente, lontano comunque da aree di aggregazione urbana. 
E i servizi, per loro natura, vengono collocati per lo più nei punti in cui vi è aggregazione urbana. Perchè in quei punti si massimizza l'investimento, aumentando i ricavi per la maggiore interazione con il pubblico.
Anche un servizio pubblico o assimilabile (ufficio postale, sportello del comune, banca, etc.) viene collocato in prossima di un numero consistente di persone. Il non procedere in questo modo causa grandi sprechi.
Perchè a quel punto, quale diventerebbe il criterio con cui si stabilisce il luogo in cui i servizi devono esistere?

La rappresentazione massima della cosa è una grande città. In una grande città, la concentrazione di persone, fa si che moltissime strutture ed eventi vengano collocati proprio nella città o nei suoi pressi.
Chi vive in un piccolo paese di montagna non potrà mai godere dell'offerta di servizi di una grande città. Non si sarebbero musei, concerti, manifestazioni, cinema, teatri, incontri sportivi.
Per chi abita a Roma o a Milano, la scelta di eventi a cui partecipare è alta tutto l'anno. Spesso non c'è altro che l'imbarazzo della scelta.
Per chi abita in Sardegna, è evidente che (tralasciando l'ampia offerta del periodo estivo) non possa esservi la stessa varietà di proposte.
Anche abitando in una grande città di quest'isola. Isola che conta meno di 1.700.000 abitanti. Sparsi su una superficie di 24.000 kmq. Uno spazio gigantesco.

Ovviamente i servizi non mancano e non intendiamo far supporre questo.

Riflettevamo sul fatto che desiderare la presenza di locali notturni, boutique, mercatini... implica il desiderio di ritrovarsi insieme a molte altre persone. E questo produce sicuramente più divertimento e vivacità ma forse un pizzico meno di privacy e tranquillità.
Ad esempio, noi consigliamo San Teodoro a chi ama passeggiare fra le vie in mezzo alle persone, avere a disposizione negozi aperti fino a notte tarda e locali notturni da visitare.
Consigliamo Budoni e dintorni, per chi ama maggiore tranquillità e riposo e non ami particolarmente il caos della vita notturna.

Al prossimo argomento.
Saludos a tottu.

mercoledì 11 luglio 2012

La Sardegna e i traghetti

La Sardegna è un'isola. E questo è un fatto che sicuramente non vi giunge nuovo.
E un'isola neppure così tanto vicina al resto della struttura continentale europea.
L'unica altra terra nei pressi è la Corsica, altra isola: praticamente una cugina.

Questa identità insulare ha sempre contraddistinto questa terra e non poteva che essere così. Se la Sardegna è quella che è oggi (nel bene e nel male), lo dobbiamo al suo regime di isolamento e separazione dal resto d'Europa e dal resto d'Italia.
Questo è un fattore che non si può mai dimenticare in tutte le proprie analisi. Sia che parliamo di vacanze, di affitti o di acquisti immobiliari.

Per giungere in Sardegna, fino a poco più di un decennio fa, l'unico vero sistema era quello di utilizzare il servizio traghetti offerto in principio dalla sola Tirrenia, compagnia di navigazione pubblica storica. Una vera istituzione. Più che altro culturale, visto che la compagnia non si è mai distinta per la cortesia e per la qualità del suo servizio.
Dopo arrivarno le compagnie private, Moby Lines del signor Onorato in primis. E poi Grimaldi, Sardinia Ferries, GNV e via dicendo.
La vera rivoluzione, comunque, è stata l'avvento dei voli aerei low cost, a basso costo.

Fino agli anni '80 e primi anni '90, volare era un modo di viaggiare a semplice appannaggio di professionisti e appartenenti ad una fascia media alta in termini di ricchezza. Il costo di un biglietto aereo era decisamente proibitivo.
Ma il mercato aereo introduceva una rivoluzione, ovvero voli spartani a prezzi decisamente appetibili e concorrenziali.
Questo tipo di nuovo modo di volare ha preso piede anche in Sardegna anche se in misura contenuta agli inizi e principalmente indirizzato ai mercati anglofoni e germanici.

In ogni caso, vuoi per l'aumento di concorrenza da parte di un metodo di collegamento alternativo, vuoi per l'aumenta competività del mercato del trasporto marittimo, i prezzi del trasporto cominciarono a scendere.
In taluni casi in modo vertiginoso. 
Oggi sorridiamo (visto il notevole aumento dei prezzi medi per un viaggio di andata e ritorno per la Sardegna con auto al seguito) ma fino a non molti anni fa, era possibile prenotando neppure molto tempo prima, viaggiare a costi irrisori, spesso pagando SOLO 1 euro per il trasporto dell'auto.

Ora è alquanto evidente che trasportare in Sardegna un automobile non può costare un euro. Forse ci piacerebbe pensare che questo sia possibile ma ciò NON E' NELL'ORDINE DELLE COSE.

La Sardegna è un'isola. Un'isola distante dal resto dello stivale.
La sua bellezza e il suo fascino deriva principalmente da questo fattore.
E questo fattore ha il suo costo.

Con questo, non stiamo minimamente dicendo che i rincari degli ultimi 2 anni riguardo ai costi dei traghetti per la Sardegna siano giusti e giustificati. Non lo pensiamo minimamente.
Pensiamo che si sia andati da un eccesso all'altro.

E che lo si sia fatto in maniera repentina, troppo repentina, con la creazione di un danno d'immagine ed economico notevole.
Crediamo che dietro questa sorta di accordo collettivo fra le compagnie private, il bene comune e il servizio pubblico (che comunque qualunque compagnia marittima, pubblica o privata che sia, deve fornire) siano stati sacrificati in nome di interessi privati di tipo lucrativo e speculativo.

Forse una politica migliore sarebbe stata un aumento concertato dei prezzi spalmato nel corso degli anni. In modo da permettere a privati, imprese e enti amministrativi pubblici di predisporre le opportune contromisure.

La nostra idea è che, prima o poi, il sistema turistico SARDEGNA, troverà un suo nuovo equilibrio. Non crediamo che questo aggiustamento debba essere lasciato a se stesso e che basti solo attendere. Occorrono azioni concrete in tale direzione.
Ma prima o poi sarà ineludibile che si ritrovi un equilibrio.

Forse non tutti potranno venire in Sardegna perchè a qualcuno apparirà più conveniente spendere la stessa cifra (complessivamente) e passare 15 giorni da un'altra parte piuttosto che 10 in Sardegna. Questo per via dei costi aggiuntivi del viaggio.
Forse.

Ma molte più persone possono venire in Sardegna proprio per questo motivo.
Quanti italiani vanni a Cuba o alla repubblica domenicana, nonostante non sia dietro l'angolo? Ci sono dei motivi. Forse solo un'idea collettiva. E' un discorso ampio.

La realtà è che, con un pò di accortezza, è possibile venire in Sardegna senza spendere in realtà un patrimonio. I prezzi sono aumentati e talvolta lo hanno fatto in modo percentualmente elevato.
Ma già da adesso è possibile vedere che le compagnie di navigazione stanno facendo parziale marcia indietro.
Notiamo già proposte commerciali promozionali di 210 € per 2 adulti + auto andata e ritorno (vedi per maggiori approfondimenti qui).
Esiste poi la compagnia di navigazione della regione Sardegna che fa viaggiare a costi incredibilmente bassi, sulla linea di qualche anno fa e a volte meno.
Questo il sito su cui prenotare: Saremar.

La Sardegna è bella. E' meta sognata e desiderata di moltissimi italiani e stranieri. Lo è e lo sarà.
Forse in futuro ancor di più con il continuo miglioramento della qualità dei servizi e la preservazione delle bellezze naturali. Cosa che il popolo sardo tiene a fare. Anche per la mancanza di potenziali pericoli dovuti all'inquinamento o alla produzione industriale che in Sardegna è veramente bassa.

Comprare una casa in Sardegna è una scelta saggia.
Farlo ora, anche un'opportunità e un affare.

Saludos a tottu.

martedì 10 luglio 2012

La pressione fiscale sugli immobili in Italia e in Europa

Dell'IMU abbiamo già parlato in passato in questo blog (leggi questo articolo). 
Ma è un argomento ridiventato molto caldo in questi giorni in concomitanza con la scadenza della prima rata.
IMU sta per Imposta Municipale Unica ed è un'imposta che il governo italiano richiede ai proprietari di immobili.
Da molti viene vista come un'imposta iniqua e le voci di dissenso sono state veramente tante.

Le nostre opinioni a riguardo esulano dallo scopo di questo blog.
Per essere coincisi c'è da dire che nel caso in cui un governo operi per il bene comune e sia molto avveduto nel gestire la finanza pubblica con onestà e senza sprechi, è doveroso che il cittadino contribuisca con tasse e imposte al funzionamento dello stato e della cosa pubblica.
In un qualche modo bisogna trovare dei sistemi per cui il costo del servizio pubblico debba essere ripartito con i cittadini.

Di per se, quindi, un'imposta sulla casa non è qualcosa di assurdo o di tremendamente sbagliato.
Così come non è per nulla sbagliato differenziare notevolmente fra prima e seconda casa.

La nostra agenzia vende praticamente SOLO seconde case. Il lettore può immaginare quanto saremmo, egoisticamente, avvantaggiati da provvedimenti che cancellino ogni tipo di imposta sulle seconde case. Questo inciterebbe le persone a comprare e quindi potremmo esserne ben felici.
Ma violeremmo l'assunto di cui sopra.
Non è possibile che in uno stato nessuno paghi per il mantenimento dello stesso.
E, moralmente, tassare una seconda casa in misura maggiore rispetto la prima è decisamente più corretto.
Ma cosa avviene in altri paesi? In Europa, ad esempio, pagano l'IMU o qualche tassa similare?
La risposta è ovviamente si.

Per rimanere sui principali paesi dell'Europa, vediamo che sia in Spagna, Francia, Inghilterra e Germania si pagano imposte sulla proprietà immobiliare.
In alcuni paesi (come la Germania) è estremamente difficile calcolare una media ponderata nazionale in quanto i parametri di tassazione variano moltissimo da regione a regione con metodi di calcolo molto diversi fra loro.
Quello che è certo è in Francia, Germania e nel Regno Unito si pagano più imposte sulla casa che nell'italico stivale. Mentre la Spagna ha livelli di tassazione similari. In particolare è il Regno Unito il luogo in cui si pagano più imposte sulla casa.
Poi ci sono tanti "distinguo" da fare. Sono molteplici i fattori presi in considerazione e tra questi il reddito personale che influisce sulla tassazione stessa.

Ovviamente a nessuno fa piacere pagare di più.
Ma il vero problema non risiede nell'imposta in se quanto nell'uso che dei proventi fiscali dagli immobili si fa. Chi di noi non si è chiesto: "Ma i soldi dell'IMU che fine fanno?".
Perchè, a dirla tutta, il problema non è se in Italia le tasse sulla casa siano o meno più alte che in altri paesi dell'Europa. A conti fatti non lo sono. Ma forse da noi è sicuramente peggiore l'impiego di questi proventi fiscali in proporzione ai servizi resi al cittadino.

Quindi IMU si, parametrata (dal canto nostro) ad alcuni parametri quali il reddito familiare e l'ammontare di altri investimenti almeno per un periodo di 5-10 in modo da non essere un fattore di disturbo dei progetti di spesa e investimento da parte del comune cittadino.
Per esemplificare, diciamo che appare abbastanza ingiusto far pagare la stessa IMU a colui che ha risparmiato per 20 anni aggiungendo un mutuo per l'acquisto della seconda casa (investimento fatto anche ai fini dei propri figli) rispetto a chi è al 10° acquisto di immobile ed ha redditi decisamente più elevati. A parità di metri quadri.

Saludos a tottu.

lunedì 9 luglio 2012

Comprare usato o comprare nuovo?

Dal 2007, anno in cui è entrato in vigore l'ormai famoso "Decreto Bersani" (ovvero DL 223/2006, definitivamente convertito con la Legge n. 248 del 4 agosto 2006) è stato introdotto, molte cose sono cambiate nel panorama del mercato immobiliare italiano.
Da quel momento in poi, infatti si è creata una dicotomia (una divisione netta in 2 schieramenti o parti contrapposte) mentre prima vi era uniformità. Prima di allora non vi era differenza sostanziale fra acquistare un immobile usato e un immobile nuovo. Almeno da un punto di tassazione.

Quale è la situazione ora?

Rimanendo nell'ambito delle SOLE 2e case (casa vacanza) per semplicità, adesso abbiamo che:

IMMOBILE USATO venduto da privati: imposta del 10% sul valore catastale.

IMMOBILE NUOVO venduto da privati: imposta del 10% sul valore catastale.

IMMOBILE NUOVO venduto da impresa: imposta del 10% sul dichiarato in atto (IVA al 10%).

IMMOBILE NUOVO venduto da impresa ma costruito da più di 5 anni: imposta del 10% sul valore catastale.

A prima vista non sembra esserci differenza. E forse queste erano le intenzioni di chi ha scritto e preparato questa normativa. Se non chè i valori catastali degli immobili non sono minimamente aggiornati nè in linea con i prezzi di mercato. Questo varia da zona a zona, ma le zone attualmente turistiche che solo pochi decenni fa non erano minimamente interessate a femoneni di crescita edilizia hanno ancora dei parametri di partenza estremente bassi che creano una forbice di differenza notevole.
Una tale situazione esiste sicuramente nella fascia nord orientale della Sardegna in cui la differenza di costi per una casa di circa 150.000 euro può consistere in 11.000 euro fra vendita con regime di iva (15.000 euro di iva) e vendita con regime di imposta sul valore catastale (circa 4.000 euro)
In pratica la differenziazione reale è sancita fra chi vende come impresa e chi vende come privato. 

Quindi comprare nuovo o comprare usato? Da un punto di vista dei costi, la differenza non è da poco. A parità di costo iniziale dell'immobile, al nuovo occorre aggiungere circa un 75% di costi in più rispetto all'usato.

Questo ha sicuramente incrementato il mercato delle case usate: a parità di budget infatti è diventato possibile accedere a case vendute da privati più costose.

Comprare una casa nuova o comprare una casa usata (da privati?). Appare evidente che questa risposta è relativa anche alla situazione della zona in cui si compra.
Fatalmente, per questioni di esaurimento delle zone edificabili, la quantità di nuovo che viene messo in vendita sarà sempre meno. In ogni zona. 
Attualmente nel mercato a sud di Olbia, gli spazi liberi per edificare non mancano. Non possiamo dire che ci siano le stesse cubature disponibili come qualche anno fa. Appare evidente anche all'occhio del più inesperto che la crescita edilizia sia stata ampia e profonda.
Forse, ipotizzando cifre non statisticamente significative e accurate, potremmo dire che la vendita del nuovo e la vendita degli immobili da privati si equivalgono, con forse ancora una leggera prevalenza del nuovo.

Anche perchè comprare una casa nuova ha i suoi innegabili pregi: l'immobile è solo tuo che compri, non è stato vissuto da nessuno, è stato costruito con il rispetto delle più recenti normative edilizie con conseguente maggiore qualità costruttiva, probabilmente (se comprato in fase di costruzione) avrà in sè le personalizzazioni che ancor di più lo fanno sentire il "nostro" immobile.
Comprare una casa nuova da un brivido che solo un immobile usato con caratteristiche particolari può dare.

E' anche vero che esistono case che, la loro posizione, presentano il loro innegabile fascino.
Spesso sono proprio gli immobili più vecchi a essere stati costruiti nei punti più panoramici o mirabolanti.....

Quindi non esiste una risposta definitiva a questa domanda.
Molto dipende dall'immobile specifico di cui stiamo parlando. Al punto tale che senza l'esempio concreto non è possibile formulare che affermazioni generiche.
Ma ci sembrava interessante riflettere un pò insieme su questo tema.

Saludos a tottu.

sabato 7 luglio 2012

San Teodoro

San Teodoro è un paese situato a sud di Olbia, in Sardegna.
E' un paesino che negli anni '70 è stato scoperto per lo più dal turismo avventuroso di matrice tedesca.
E poco dopo dai turisti italiani, in misura prevalente proveniente da Roma e dal Lazio.
Già negli anni '80, San Teodoro ha assunto il ruolo di "leader" turistico della zona.
Aiutato in modo evidente dalla presenza di una delle più belle e capienti spiagge della zona nord orientale della Sardegna e, forse, della Sardegna tutta. Ovvero la spiaggia de "La Cinta".

L'arenile, caratterizzato da una sabbia bianca e finissima, si allunga con una forma arcuata per circa 4,5 km. Una stretta lingua di terra ricca di una folta vegetazione la separa dalle acque della laguna adiacente. Questo ha permesso la formazione di un panorama naturalistico di particolare bellezza.

Come testimoniano alcune immagini:

Le immagini sono abbastanza eloquenti e non crediamo sia necessario aggiungere neanche una parola di commento.
Sicuramente le acque pulite e cristalline, un fondo sabbioso e con acque basse per decine di metri insieme ad un largo arenile di sabbia finissima ne fanno un luogo adatto a tutti gli amanti del mare, adulti e bambini.

La spiaggia è sicuramente stata il motore che ha dato il via all'espansione turistica di questo paesino che d'inverno fa poco più di 3000 residenti che diventano 80.000 d'estate.
Locali notturni, graziosi ristoranti e pizzerie, discoteche, buotique, fantasiosi negozi di oggetti tipici hanno pian piano creato un luogo di villeggiatura movimentato e pieno di attrattive al punto da portare la sera a San Teodoro anche i turisti delle zone vicine.

La sera passeggiare a San Teodoro è quasi una magia, tra le bancarelle di oggetti strani e i bar e le gelaterie. 

Nel nostro blog abbiamo spesso parlato di dinamiche del mercato immobiliare, di investimenti ma forse (e ce ne scusiamo) ci siamo dimenticati che queste pagine sono dedicate si all'immobiliare, ma all'immobiliare in Sardegna e precisamente, all'immobiliare della costa nord orientale della Sardegna, quella che si snoda vicino alla mitica isola di Tavolara.
Non è quindi possibile effettuare qualsiasi ragionamento su un acquisto di una casa in Sardegna dimenticandosi o minimizzando il contesto di cui stiamo parlando e che fa da sfondo a tutti i nostri discorsi.

E per stanotte, Saludos a tottu.

mercoledì 4 luglio 2012

Perchè i prezzi del mercato immobiliare sono destinati sempre a salire?

In un precedente articolo (leggi qui!), abbiamo esaminato la serie storica dell'andamento del prezzo al mq degli immobili in Italia dagli anni 60 a oggi.
Il trend, ovvero la tendenza è decisamente e perentoriamente in salita, con gli ovvi momenti di alti e bassi del mercato.

I nostri studi universitari di statistica ci vengono un pò in aiuto nel cercare di spiegare (per quanto ci sia possibile e senza pretese di onniscienza) questo fenomeno a chi si interessa al mondo degli acquisti immobiliari.

In ogni mercato libero, quando il numero dei partecipanti (a vario titolo: esempio venditori, compratori, agenzie, etc.) è elevato, si innescano talune dinamiche di funzionamento che si ricollegano ad una matematica chiamata "legge dei grandi numeri". Ovvero esaminando il comportamento di un insieme di elementi in movimento, le cose cambiano se il numero è limitato o se questo numero è elevato.

Il singolo individuo attua dei comportamenti precisi. Un compratore agirà in un determinato senso e un venditore in un altro.
Ma la somma di milioni di singoli individui ci da una sommatoria dei singoli comportamenti che spesso differiscono parecchio da quello che si aspetta.
Per esemplificare, se sommiamo 2+2 otteniamo 4. Ma, nella legge dei grandi numeri, se sommiamo tante tante tante tante volte 2+2 potremmo ottenere 5. Come è possibile?
Le ipotesi sono tante.
La più immediata è che 2+2 fa 4 in un contesto mentre fa 5 in un altro. Questo ci sembra strano perchè nel nostro mondo 2+2 fa sempre 4 e noi non operiamo in un altro contesto.

Sta di fatto che ogni mercato non ha una tendenza a crescere in modo ordinato e lineare.Ma altilenante.
Se però esaminiamo il mercato immobiliare, sembra che la tendenza di ogni mercato immobiliare sia destinata a crescere nel tempo.
Perchè questa sembra essere quasi una verità assoluta?

Il tutto dipende da un fatto. La presenza di una grandissima barriera all'entrata del mercato immobiliare. Questa barriera è la limitatezza degli spazi su cui costruire nuovi immobili.
La legge della domanda e dell'offerta ci dice, infatti, che se aumenta la domanda, l'offerta aumenterà per controbilanciare questa domanda. Ciò avviene in modo indiretto.

Quando c'è più domanda di quanta offerta ci sia, il prezzo sale perchè chi vende diventa parte "forte" della trattativa e l'asta va al rialzo. Un venditore che cerca di piazzare la sua casa a 200.000 euro, se percepisce che la richiesta è consistente, non accetterà di vendere a 195.000 euro. Sa che, prima o poi, arriverà qualcuno che compra a quel prezzo. Anzi, dopo un pò di tempo, se la richiesta è sostenuta, comincerà a pensare che può vendere a 210.000 euro. E così via.

D'altro canto un continuo aumento dei prezzi induce molti a entrare come produttori nel mercato e diventare anch'essi venditori. Quindi l'offerta aumenta.
Spesso, per una questione di ritardo della percezione degli aumenti/diminuzioni dell'offerta e domanda, lo farà in tempi differiti alla reale necessità.
Nell'immobiliare ci vogliono anni perchè una richiesta di maggiore vendita di case, si traduca in nuove case effettive. Capita così che a volte quando arriva la nuova offerta non vi sia più così tanta domanda. E le case rimangono invendute.
Così si innesta il processo d'aggiustamento in senso inverso.

Ma produrre case non è come produrre mobili o biscotti. Non si può sempre costruire in più.
Quando un certo territorio, che rappresenta un mercato immobiliare, comincia a saturarsi, trovare nuovi spazi per costruire diventa difficile. Non essendoci la possibilità di equilibrare la domanda con l'aumento dell'offerta, ecco che l'unico modo di bilanciare la questione è l'aumento del prezzo.

Prendiamo la Sardegna. Pensate che si potrà costruire case all'infinito? No.
Per una serie di motivi ma fondamentalmente perchè sarebbe controproducente per il valore stesso dell'appettibilità turistica e ambientale dell'isola.
Se restringiamo il discorso, all'area in cui operiamo maggiormente (San Teodoro e Budoni), prima o poi gli spazi su cui si potrà costruire finiranno e rimarranno solo le aree non edificabili.
D'altronde in queste zone, si è già deciso di cominciare a limitare gli indici di edificabilità.
Quantità non sempre va a braccetto con la qualità.

E se anche spazi rimanessero, saranno sempre tendenzialmente meno di pregio.
A quel punto, c'è meno nuovo sul mercato e si comincia a vendere di più l'usato.
E questo non può che essere sempre più di valore.
Ovviamente in un arco temporale di medio periodo, parliamo di 10-20 anni.

L'unica ipotesi possibile è un crollo della domanda immobiliare per la zona.
Ma è ipotizzabile e realistica questa previsione?

Sappiamo che le case a Roma hanno un certo prezzo. Così è a Milano, così è a Firenze, Bologna e ogni altra grande città. Più si va al centro e più i prezzi salgono. Perchè? Perchè lo spazio cittadino riservato al centro città è sempre limitato. E a parte pochi lotti, in cui si butta giù qualcosa di vecchio, non è più possibile costruire. Se l'offerta non sale, sale il prezzo.
Ciò anche a discapito della qualità dell'ambiente.

Il mare della Sardegna non è minimamente paragonabile alla Versilia. Ma le case in Versilia costano di più che in Sardegna (escludendo alcuni piccoli mercati con una loro dinamica interna come Porto Cerco o Porto Rotondo).
Perchè? Perchè fino ad adesso in Sardegna c'era più spazio per costruire.
E ancora ne rimane.
Ma prima o poi finirà.
E chi costruisce andrà in nuove zone a costruire a prezzi più bassi.

Quindi se dovete comprate considerate questo particolare. Abbandonate l'orizzonte di 3-4 anni. E cominciate a ragionare in termini di 20 anni almeno.

Saludos a tottu.


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