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giovedì 11 ottobre 2012

Quali prospettive per il settore turistico in Sardegna?

Il 2012 non verrà ricordato in Sardegna come l'anno di maggior lustro per quanto riguarda le presenza turistiche.
Questo è vero nei numeri e nelle impressioni personali.
Ormai siamo ad ottobre ed è possibile tirare un pò di somme dell'andamento della stagione estiva, stagione cruciale e pilastro dell'economia tutistica isolana.
Che la Sardegna viva della rendita della bellezza del suo mare e delle sue spiagge è fatto conosciuto.
Nel tempo ha aiutato la presenza dei turisti anche la buona cucina, le tradizioni fortemente radicate, una natura bella e incontaminata, paesaggi incantevoli e un profumo di antichità millenaria che si respira ovunque non appena si scende da una nave o dall'aereo.

Per circa un trentennio, anno più anno meno, la Sardegna ha continuato a bruciare record su record di presenze e gradimento.
Ha anche sempre primeggiato come qualità delle sue acque (anche quest'anno, peraltro, vedi questo articolo).

Insieme a questa gloriosa cavalcata, sono aumentati i servizi, proliferate le attività ricettive e commerciali.
Le persone impegnate a vario titolo nell'industria turistica hanno, stagione dopo stagione, migliorato la qualità dei servizi e la loro personale professionalità.

Questa crescita non significa assolutamente che il processo di crescita sia finito e che tutto funzioni come un orologio. Anzi. I margini di crescita e miglioramento sono ampi e facilmente individuabili.

La Sardegna continua a non compredere appieno quali potenzialità essa abbia e quanto al minimo vengano sfruttare le proprie risorse. La nostra idea è che la Sardegna sia simile ad una fabbrica che potrebbe produrre 10000 auto al mese mentre attualmente ne sta producendo solamente 1000. I macchinari vengono spenti, non c'è sufficiente promozione, non c'è aumento della produttività.
Fin troppo spesso abbiamo sentito parlare di "arrivo dei turisti" come se questo movimento in entrata fosse qualcosa di mistico e la struttura turistica sarda niente avesse a che fare con questa situazione.

La realtà è che molto deve essere ancora fatto.
Il costo delle case è, per certi versi, un indicatore.
Nel nord-est, la zona più famosa e pregiata dell'isola, il costo al mq delle case vacanze è molto lontana da altre famose località turistiche italiane. Non parliamo di altri posti internazionali.
E sebbene esistano isole tropicali dove si può costruire sopra la sabbia delle spiagge a costi ridicoli, è comprensibile che queste 2 situazioni non si possano mettere a confronto.

Il settore turistico sardo, aveva forse in parte bisogno di una pausa di riflessione. E d'altronde non poteva che avvenire prima o poi che un trend di sviluppo continuo avesse un momento di pausa.
Coinciso, peraltro, con una fase molto, molto difficile e delicata della storia italiana, europea e sicuramente anche mondiale.
Insomma molti fattori nel calderone.

Ma rimarchiamo il fatto che la Sardegna ha potenzialità non ancora sviluppate.
Se si riuscirà, come pare d'altronde sia nelle intenzioni del popola sardo e dei suoi amministratori, a preservare questa natura meravigliosa, e se si riuscirà a incrementare la qualità del servizio senza pensare che la quantità risolva tutti i problemi, siamo sicuri che nuovi orizzonti possano essere raggiunti.
Con soddisfazione per chi ha investito e puntato su questa terra.
Saludos a tottu.

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